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Rodengo e la guerra contadina

Morto l'imperatore Massimiliano (1519) per il Tirolo si profilarono tempi duri sia in campo politico che religioso e sociale. Inoltre i contadini ricorrevano sempre piú alla difesa personale dei propri diritti, soprattutto per quanto concerneva la pesca e la caccia, e si rifiutavano di versare i canoni d'affitto e le tasse. Molti facevano uso dei diritto cavalleresco della faida e ricorrevano con grande "disinvoltura" alle armi assieme ad altri congiurati. Questi ribelli dal piglio piratesco godevano di grande simpatia presso la popolazione.
Le autoritá reagivano con spedizioni punitive, atroci torture e numerose esecuzioni capitali. Si misero in carcere anche degli innocenti. Soltanto a Bressanone, nel giro di 3 settimane, furono decapitati 47 contadini.
Nella giudicatura del castelliere (attuale comune) di Rodengo la situazione fu particolarmente inquieta e torbida: i contadini del vicinato si radunarono decisi ad assaltare il castello, che sotto Vito II (1523-1538) era stato ingrandito e dotato di solidi sistemi difensivi. Ma il curatore Sigmund Brandisser riusci ad ammansirli con argomentazioni e promesse suadenti; lui peró non rischió di presentarsi di persona. A scatenare la sommossa contadina era stata la volontá ferma del giudice Hagenauer di salvaguardare l'ordine costituito. Ad un contadino di Maranza, beccato a gironzolare in quel di Rio con un fucile carico, aveva tolto il porto d'armi. Visto che quello se ne infischiava altamento dell'ingiunzione, il giudice gli strappó l'arma di mano egli percosse la schiena con il calcio dei fucile.
A Rodengo i tumulti perdurarono, anzi gli abitanti si rifiutarono di omaggiare il nuovo principe territoriale Carlo V. Determinante all'esplosione della grande guerra contadina dei Tirolo fu la condanna a morte di Peter Paßler di Anterselva, prigioniero nelle carceri di Bressanone. II 9 maggio 1525, mentre stava per essere giustiziato in piazza duomo, fu liberato per un intervento armato dei contadini, capeggiati soprattutto da uomini della giudicatura di Rodengo. Tre giorni prima si erano radunati presso il laghetto di Novacella decisi a liberare il Paßler e a togliere tutti i pesci dal laghetto.
Anche nell'occupazione di Bressanone e nel saccheggio di Novacella (12 maggio) quelli di Rodengo furono particolarmente attivi. Giá il 13 maggio 1525 Michael Gaismair fu eletto a Novacella comandante supremo dai delegati delle varie giudicature. Era di Ceves presso Vipiteno e, quale scrivano dei capitano distrettuale prima e segretario della curia vescovile di Bressanone poi, conosceva bene la situazione dei cittadini, dei minatori e dei contadini; allora apparteneva all'ala moderata di questi ultimi ed era propenso a scendere a trattative con il governo di Innsbruck.
Ma i rivoltosi piú radicali pretesero che si desse l'assalto al castello di Rodengo, il baluardo piu potente dei dintorni. II curatore Brandisser- dicevano -aveva permesso l'accesso al castello a soldati di ventura stranieri mentre l'avrebbe impedito alla gente della propria giudicatura. Percio si pose l'assedio alla roccaforte con l'intento di far morire di fame quanti vi erano racchiusi, visto che la conquista del maniero non sarebbe stata possibile. Poiche il governo regionale si decise energicamente a favore del castello, e da supporre che il Gaismair abbia sospeso l'assedio per avviare delle trattative e giungere ad un compromesso. Andó a finire che il principe territoriale riuscí ad avere sotto controllo la rivolta ricorrendo a false promesse, inganni e tatticismi vari. Nel frattempo il Gaismair era stato arrestato ad Innsbruck con un tranello. Ma il colpo di grazia al movimento rivoluzionario venne inferto proprio a castel Rodengo: il curatore Sigmund Brandisser riuscí con un inganno a convocare nel castello per delle trattative gli energici condottieri dei contadini Andreas Prater e Lienhart Schnagerer, ambedue di S. Leonardo. Qui il Brandisser li rinchiuse nella prigione dei castello assieme ai loro accompagnatori. Per disposizione del governo regionale i capi rivolta andavano puniti con la pena di morte. Per gli altri erano previste delle sanzioni quali la mutilazione, l'espulsione dal territorio, la confisca dei beni ed elevate pene pecuniarie. II Prater e lo Schnagerer, assieme a quanti avevano aizzato alla rivolta, furono decapitati in piazza duomo a Bressanone.
Quando nel giugno 1526 Michael Gaismair, con una schiera di armati, si accinse a penetrare in Tirolo l'impeto della resistenza era ormai fiaccato. Quelli della giudicatura di Rodengo si rifiutarono,come altrove dei resto, di combattere contro di lui; ma non e che gli si siano accodati. Poiché il Gaismair non poteva varcare la chiusa di Rio, passó con le sue truppe attraverso Rodengo e Luson e raggiunse la Repubblica di Venezia, dove ebbe l'incarico di stimato condottiero di ventura fin quando, nel 1532, fu vittima di un assassino assoltato dal governo dei Tirolo.